Contrappunto in pop
E' tornato il silenzio su Villa Borghese, dopo due giorni di frenetiche musiche - Un finale in crescendo con Shawn Phillips e Edoardo Bennato - Partecipazione popolare all'altro concerto pop della Magliana
Villa Borghese
di PIETRO MONDINI
E anche il quarto festival pop si è concluso. A Villa Borghese, dopo due giorni di frenetiche musiche, è ritornato il silenzio. Unica testimonianza di tanto fracasso le migliaia di barattoli vuoti di bibite abbandonate assieme a cartacce e involucri di cellofan che in una città saggiamente amministrata già sarebbero spariti ma che qui, nella capitale, continueranno a fare la felicità delle centinaia di cani che, ogni giorno, sono sguinzagliati per la salutare, liberatrice passeggiata.
Barattoli e cani a parte, la quarta edizione del festival di Massimo Bernardi, svoltosi all'insegna della musica rock (così per dire) ha offerto alcuni pregevoli pezzi, soprattutto nel finale allorché, dopo la contestata esibizione di Mauro Pelosi, si sono presentati Edoardo Bennato e Shawn Phillips. Diciamo subito, prima di parlare dei « big », che Mauro Pelosi, cantante di piacevole e raffinato ascolto in amichevoli salotti e ovattati teatri e, ovviamente, in religiose discoteche, non è il ragazzo da mandare allo sbaraglio in un festival pop, soprattutto quando questi è all'insegna del rock: di rock, Mauro Pelosi, ha forse, soltanto. il nervoso ritmo del piede sinistro.
E ora, Bennato e Phillips. Bennato, l'istrionico cantante che radio e Juke-box hanno ampiamente reclamizzato, ha confermato la propria maturità artistica e uno stile che, oltre a confermare un'inconfondibile personalità, entra piacevolmente nell'orecchio cosi come il vino d'annata accarezza il palato.
Di Shawn Phillips, ci sarebbe da scrivere un romanzo: ce la caviamo, provvisoriamente (perché ne riparleremo) dicendo che l'estroso e smilzo inglese è un grosso artista, uno che pizzica le corde della mastodontica chitarra a doppia corsia, riandando col pensiero alle scolastiche reminiscenze filosofiche. Phillips, da quando ha piantato le tende a Positano, è un « arrabbiato romantico »: un tipo che trascura i dollari (lo dice lui) per il gusto di offrire « un tipo di musica - sono parole sue - che sintetizzi rock, folk, " protestantismo " e tutto ciò che non è tipicamente classico e tradizionale ».
Del livello artistico dei complessi e dei solisti ci sarebbe da dire parecchio, ma lo spazio, in questa sede, ce lo vieta. Ci ritorneremo. comunque. Non possiamo, però, non ricordare l'ottima esibizione del giovane pianista Riccardo Giovannini.
Per finire, un'informazione: dall' 11 al 15 settembre si svolgerà a Villa Pamphili l'ormai tradizionale festival con propaggini folk e jazz.
Magliana
di CARLO RIVOLTA
La Magliana non è un quartiere, è una maledizione, scrivevamo più di un anno fa su Paese Sera. Ieri sera il contro-festival di piazza Vico Pisano ha ridato a quella « maledizione» una dimensione umana. II concerto, organizzato dal comitato di quartiere e da Stampa Alternativa ha assunto quasi subito la caratteristica della festa popolare
II confronto con Villa Borghese insomma non c'è stato. C'erano gruppi e cantanti che facevano la stessa musica, ma il pubblico, lo scenario, lo spirito era diverso. Piazza Vico Pisano è uno stretto corridoio fra due lunghe file di palazzi dormitorio soffocante, disumano. In questo scenario, che è la fotografia di una Roma sbagliata, c'era un piccolo palco su cui, davanti a un pubblico composto da giovani, donne, vecchi, lavoratori, e tanti bambini si sono susseguiti i « numeri » dello spettacolo.
Il compito di aprire è toccato a Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Il primo venerdì aveva disertato il prato verde di villa Borghese, ieri ha spiegato che suonare alla Magliana, in un quartiere popolare, fra la gente che ogni giorno è costretta a combattere i mille problemi di un vero e proprio ghetto in cui imperversano la malaria e l'epatite ha ridato alla sua musica una dimensione non asettica, non neutrale. Il secondo che nell'intervento che ha preceduto il suo numero ha rivendicato quella libertà di artista che lo ha spinto a esibirsi anche a Villa Borghese, è stato applaudito freneticamente quando ha suonato uno dei suoi successi popolari, « Roma capoccia ». Poi è toccato all'altro « pezzo forte », Alan Sorrenti, anche lui in polemica con la manifestazione « ufficiale ». Il « clou » è stato però rappresentato dal « Trium Delirium », venti ragazzi francesi arrivati a bordo di tre pulmini con donne e bambini. « In Francia hanno spiegato - viviamo tutti in una comune, qualcuno gira suonando, altri coltivano la terra». Da Roma andranno verso est per fare il giro del mondo. Alla manifestazione aveva aderito anche Edoardo Bennato.
Il «contro-festival», che ha suscitato un dibattito molto serrato sulla musica fra gli stessi artisti che si sono esibiti, si è concluso a tarda notte. Fino alla fine piccoli e grandi hanno vissuto una serata nuova, diversa, che forse ha rappresentato una occasione unica per riportare la musica a contatto con i problemi reali di chi l'ascoltava.